venerdì 4 dicembre 2009

Frottole, frottole... poesie di Luigi Restelli




Introduzione a

Frottole, frottole...


Credo che a monte di questi versi stia una scelta, esistenziale, ancora prima che intellettuale. Una scelta che, se è esplicitamente dichiarata nella prima poesia, si concretizza poi nelle restanti, plasmando, incatenando a volte i versi e determinandone i punti oscuri, le incertezze, i silenzi che allontanano le parole a sussurrii, ma che all'opposto evidenzia anche il meccanico dispiegarsi delle "voci" maiuscole avvertite come intermezzi sempre più coercitivi nelle loro ottuse sicurezze.



In fondo questi versi non hanno nulla da raccontare ( nel senso comune ), nascono da ritmi e metriche interne cercando di portare a livello cosciente uno "spiraglio arrugginito", un "Fantastico" isolato dalla sua essenza metastorica e contorto dall'irrisolvibile alienità dei suoi obiettivi rispetto a un presente ( maiuscolo ) che per sopravvivere lo deve allontanare per lasciar posto alle sue verità dilaganti, inarrestabili.



Tentare di portare a livello cosciente il "Fantastico" interiore ( ma ci sono state e ci sono infinite altre parole che possono definirlo ) vuol dire però, in questo primo tentativo, inciampare nelle sue sorgenti, nei cori in nero che l'hanno plasmato, nell'assurdità della propria esistenza fragile e pronta a negarsi ogni qualvolta la si avverte e nell'imprevedibile contatto che "in un rimbalzo del caso" riscopre la speranza e rimanda a soglie non più personali ma comuni a tutti gli uomini.



Se questo è vero è anche vero che è un azzardo in fondo pensare che le poesie vogliano dire questo o, peggio, solo questo.



Sono solo ipotesi, forse solo... frottole. Frottole...




***




La professionalità, la concatenazione


accorta, cristalli esplicativi, realtà.


Il dubbio, il metodo che traspare attento


in ogni inflessione, in ogni moderato sgomento.


Gli ambìti scalini, la verità


dei colti eroi dell'emozione


sezionata in ogni sua reazione.


Tutto questo ve lo dono,


lo lascio agli altri, alle mie parole,


al senso di oppressione che ho con loro.




A me resta l'incanto,


lo stupore, l'assurdo


sapore dei sogni


irrealizzabili.


Resta il canto pubescente,


il gioco nascosto


di labili incubi infantili.


Un rito captivo, ossessivo,


un Fantastico cosciente, riposto


nel ritorcersi del mio tempo,


contorto nel rincorrersi smarrito


di dubbi che non vogliono essere risolti.




***




Frammento




E sempre ritorna la notte;


d'amianto, i cardi sul sentiero


polveroso d'impronte,


contro il cielo dei corvi.




Fra le penne ingorde,


ambigui soffi di nuvole


s'attorcigliano


ad un tenue crepuscolo.




***




BLABLABLABLAROLE


RANCORI


BESTEMMIE


SARCASMI. MIASMI.FANTASMI.




SILENZIO! silenzio. s'è spento il rumore, il clamore


la tromba è solo un'arpa


distratta.




.cerco un angolo sacro vicino al mucchio del carbone


dove


anche chi spia


saccente


non riesca a sorridere


un solco da semina


sotto il confine


insaturo del mondo.


rifugio dal sangue


sprizzato


sulla cinepresa


lo specchio segreto d'un improbabile Oltre .......


( oppure siamo già tutti morti; ignari registi ed è la pura a sorreggerci )






SIAM GIUSTI.SAPPIAMO.


TUTTI SON GIUSTI


DA SEMPRE. PER ......


( sempre? )




....... oh mio dio .......




ma se la conoscenza resta aliena


alla vita, alla sopravvivenza,


tarlata, spudorata .......


ho bisogno di NON farmi capire ........................... e son nomi eccheggianti


d'un mio vocabolario silente


poche sillabe tronche


perlopiù osc( en-ur )e


sono sbagliato. Lo so!




Poi. poi in un rimbalzo del caso


improvvisamente il tempo si scioglie


fluendo in salmi remoti


sorgive


soglie comuni, profonde


e ci si sente già salvi.


( è uno spiraglio arrugginito in noi l'infinito? )






LA' E' QUA. UN CERCHIO PERFETTO.


ANALIZZABILE


RICONDUCIBILE


LA' E' QUA. QUA! QUA! L'UNIVERSO E' QUA.






guardo




già primo


sguardo


peloso


di felci.




lontano - la prima parola - lontano


cui non esiste, laggiù ...................... in questo inseguire ossessivo


il bivio iniziale.


( ma qual è la strada sbagliata? )




sentendosi alieni a se stessi.




FROTTOLE. FROTTOLE ............ c'è sempre una voce SICURA


sul fondo del palcoscenico.




ho paura. ancora rimbomba


negli anfratti delle cattedrali


il coro in nero


l'organo


gobbo osceno lattescente.




e vento vento


vento vento


vento




sulle colline perdute.


Domani


se ancora scevro di risse, ombre, lamenti


mi stupirò sperduto a ritroso


in cerca dell'uomo, perchè ero già


uomo


prima.






OPPURE, E TUTTO E' OVVIAMENTE


SEMPLICEMENTE FINITO


SIAMO FANTOCCI CAOTICI


RAFFAZZONATI A FATICA




PER METTERCI LE DITA NEL NASO


SENZA FARCI NOTARE.







Luigi Restelli












Luigi Restelli vive a lavora a Milano. Lavora in una agenzia di pubblicità ed è tra i fondatori di Pangea ( http://www.pangeaonlus.org/ ) una ONLUS che progetta interventi per dare spazi qualitativi alle donne nel mondo.















1 commento:

  1. Leggendo quello che scrivi si ha l'impressione che non si tratta di frottole, tutt'altro! Complimenti!

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