Introduzione a
Frottole, frottole...
Credo che a monte di questi versi stia una scelta, esistenziale, ancora prima che intellettuale. Una scelta che, se è esplicitamente dichiarata nella prima poesia, si concretizza poi nelle restanti, plasmando, incatenando a volte i versi e determinandone i punti oscuri, le incertezze, i silenzi che allontanano le parole a sussurrii, ma che all'opposto evidenzia anche il meccanico dispiegarsi delle "voci" maiuscole avvertite come intermezzi sempre più coercitivi nelle loro ottuse sicurezze.
In fondo questi versi non hanno nulla da raccontare ( nel senso comune ), nascono da ritmi e metriche interne cercando di portare a livello cosciente uno "spiraglio arrugginito", un "Fantastico" isolato dalla sua essenza metastorica e contorto dall'irrisolvibile alienità dei suoi obiettivi rispetto a un presente ( maiuscolo ) che per sopravvivere lo deve allontanare per lasciar posto alle sue verità dilaganti, inarrestabili.
Tentare di portare a livello cosciente il "Fantastico" interiore ( ma ci sono state e ci sono infinite altre parole che possono definirlo ) vuol dire però, in questo primo tentativo, inciampare nelle sue sorgenti, nei cori in nero che l'hanno plasmato, nell'assurdità della propria esistenza fragile e pronta a negarsi ogni qualvolta la si avverte e nell'imprevedibile contatto che "in un rimbalzo del caso" riscopre la speranza e rimanda a soglie non più personali ma comuni a tutti gli uomini.
Se questo è vero è anche vero che è un azzardo in fondo pensare che le poesie vogliano dire questo o, peggio, solo questo.
Sono solo ipotesi, forse solo... frottole. Frottole...
***
La professionalità, la concatenazione
accorta, cristalli esplicativi, realtà.
Il dubbio, il metodo che traspare attento
in ogni inflessione, in ogni moderato sgomento.
Gli ambìti scalini, la verità
dei colti eroi dell'emozione
sezionata in ogni sua reazione.
Tutto questo ve lo dono,
lo lascio agli altri, alle mie parole,
al senso di oppressione che ho con loro.
A me resta l'incanto,
lo stupore, l'assurdo
sapore dei sogni
irrealizzabili.
Resta il canto pubescente,
il gioco nascosto
di labili incubi infantili.
Un rito captivo, ossessivo,
un Fantastico cosciente, riposto
nel ritorcersi del mio tempo,
contorto nel rincorrersi smarrito
di dubbi che non vogliono essere risolti.
***
Frammento
E sempre ritorna la notte;
d'amianto, i cardi sul sentiero
polveroso d'impronte,
contro il cielo dei corvi.
Fra le penne ingorde,
ambigui soffi di nuvole
s'attorcigliano
ad un tenue crepuscolo.
***
BLABLABLABLAROLE
RANCORI
BESTEMMIE
SARCASMI. MIASMI.FANTASMI.
SILENZIO! silenzio. s'è spento il rumore, il clamore
la tromba è solo un'arpa
distratta.
.cerco un angolo sacro vicino al mucchio del carbone
dove
anche chi spia
saccente
non riesca a sorridere
un solco da semina
sotto il confine
insaturo del mondo.
rifugio dal sangue
sprizzato
sulla cinepresa
lo specchio segreto d'un improbabile Oltre .......
( oppure siamo già tutti morti; ignari registi ed è la pura a sorreggerci )
SIAM GIUSTI.SAPPIAMO.
TUTTI SON GIUSTI
DA SEMPRE. PER ......
( sempre? )
....... oh mio dio .......
ma se la conoscenza resta aliena
alla vita, alla sopravvivenza,
tarlata, spudorata .......
ho bisogno di NON farmi capire ........................... e son nomi eccheggianti
d'un mio vocabolario silente
poche sillabe tronche
perlopiù osc( en-ur )e
sono sbagliato. Lo so!
Poi. poi in un rimbalzo del caso
improvvisamente il tempo si scioglie
fluendo in salmi remoti
sorgive
soglie comuni, profonde
e ci si sente già salvi.
( è uno spiraglio arrugginito in noi l'infinito? )
LA' E' QUA. UN CERCHIO PERFETTO.
ANALIZZABILE
RICONDUCIBILE
LA' E' QUA. QUA! QUA! L'UNIVERSO E' QUA.
guardo
già primo
sguardo
peloso
di felci.
lontano - la prima parola - lontano
cui non esiste, laggiù ...................... in questo inseguire ossessivo
il bivio iniziale.
( ma qual è la strada sbagliata? )
sentendosi alieni a se stessi.
FROTTOLE. FROTTOLE ............ c'è sempre una voce SICURA
sul fondo del palcoscenico.
ho paura. ancora rimbomba
negli anfratti delle cattedrali
il coro in nero
l'organo
gobbo osceno lattescente.
e vento vento
vento vento
vento
sulle colline perdute.
Domani
se ancora scevro di risse, ombre, lamenti
mi stupirò sperduto a ritroso
in cerca dell'uomo, perchè ero già
uomo
prima.
OPPURE, E TUTTO E' OVVIAMENTE
SEMPLICEMENTE FINITO
SIAMO FANTOCCI CAOTICI
RAFFAZZONATI A FATICA
PER METTERCI LE DITA NEL NASO
SENZA FARCI NOTARE.
Luigi Restelli
Luigi Restelli vive a lavora a Milano. Lavora in una agenzia di pubblicità ed è tra i fondatori di Pangea ( http://www.pangeaonlus.org/ ) una ONLUS che progetta interventi per dare spazi qualitativi alle donne nel mondo.